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Estate, tempo di repliche e di lettura (2)

Discussione in 'Chiacchiere su tutto il resto!' iniziata da eta beta, 28 Lug 2011.

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  1. eta beta

    eta beta Pnaftalin Balls

    Categoria Atleta:
    6a Cat.
    Squadra:
    TT Ossola 2000 Domodossola
    A gentile richiesta di Zorro pubblico il racconto con lo stesso protagonista di "La vita corre sul nastro". Buona Lettura:

    _______________________________________



    "Trentotto, Quaranta e Quarantadue." Racconto.


    Quel posto era buio ed angusto e lei ci stava da un sacco di tempo; non ricordava nemmeno più quanto.
    Da qualche anno divideva il suo rifugio con una compagna un poco più grande di lei;
    era una convivenza obbligata, la loro, dapprima vissuta con fastidio da entrambe, poi erano quasi diventate amiche… quasi.
    Più che altro era lei ad essere invidiosa della compagna ma se voleva sapere che cosa stesse succedendo là fuori doveva fare buon viso a cattivo gioco e domandarlo alla nemica/amica.
    Nel rifugio c’era posto per tre ma lo occupavano solo loro due. La piccola diceva sempre che non vedeva l’ora che l’altra uscisse per andare a fare le sue scorrazzate, cosicché lei potesse starsene un po’ più comoda nel “rifugio”, ma in realtà avrebbe dato la vita per poter respirare ancora una volta l’aria aperta, fuori di lì.

    Marco aveva ripreso in mano la racchetta dopo la pausa estiva e si stava allenando in vista dell’imminente campionato.
    Laura lo avrebbe seguito un po’ meno quella stagione, soprattutto nelle trasferte, perché il pancione stava ingrossando a vista d’occhio e tra poche lune avrebbe visto la luce il loro primo erede. Marco diceva sempre che i cicli vitali sono tutti regolati dalle fasi lunari e che la gravidanza della femmina del genere umano dura dieci lune; a Laura ne mancavano ancora due e guardando il suo pancione comprese che forse la luna c’entrava davvero in quel discorso; le sembrava che stesse per partorirne una proprio lei.

    Dopo una lunga convivenza con la “piccola” nel buio del rifugio, era venuto il momento per la “cicciottella” di uscire a giocare. La piccola sarebbe rimasta al suo posto in fondo al cunicolo ad attendere il ritorno della compagna per pressarla con le solite domande: “ha vinto?”, “è tornato in forma o stenta sempre a carburare?”
    A volte temeva che la compagna non sarebbe più tornata, e al suo posto sarebbe potuta arrivare un’altra cicciotella con addosso quella fastidiosa polverina, tipica delle “nuove”.
    Avrebbe dovuto di nuovo faticare a prendere confidenza con la nuova arrivata;
    le era capitato molte volte da quando era stata “messa da parte” e la cosa la stava stancando anche perché cominciava a sentirsi vecchia e inutile..

    Ma la compagna tornò, orgogliosa per aver visto la luce e perché Marco aveva giocato un po’ con lei prima della partita. Marco era affezionato ad entrambe: la piccola, soprannominata ”laTrentotto” era la pallina con cui aveva giocato la finale dei suoi primi Italiani Giovanili. La cicciotella, invece, detta “la Quaranta”, era la pallina della sua prima vittoria ad un torneo nazionale terza. Su ambedue Marco aveva scritto col pennarello le due storiche date. Sulla piccola : “ 26/04/97”, sulla cicciottella: “18/02/05”.

    Quello storico 26 aprile di undici anni prima, Marco raccolse da terra la “piccola” e anziché riconsegnarla all’arbitro se la mise in tasca e, grondante di sudore ma al settimo cielo per la felicità, corse a dare la mano allo sconfitto, colui che sarebbe poi diventato il suo più caro amico: il cazzutissimo Sergio.

    Quella fu l’ultima volta che la piccola Trentotto vide la luce; da quel giorno fu riposta nel “rifugio”, la piccola sacchetta con zip cucita sopra il fodero della racchetta di Marco.
    Qualche anno dopo arrivò a tenerle compagnia la prima “quaranta”, cui fecero seguito molte altre, e le poche notizie dal mondo le apprese dai racconti di quelle usurpatrici. La piccola raccontava alle cicciottelle il suo passato fatto di rocambolesche partite a colpi di schiacciate e controschiacciate, top e controtop velocissimi.
    Le “quaranta” dicevano che i giocatori si lamentavano per il gioco ora più lento e che le controschiacciate ormai non le faceva più nessuno, una schiacciata li costringeva in difesa.

    Sembrava che la vita dovesse andare avanti per molto tempo ancora così, la piccola sopravvissuta costretta a vivere di luce riflessa dai racconti delle sempre nuove compagne da quaranta millimetri.

    Ma il destino a volte gioca strani scherzi.
    Il barbuto ed odiato presidente della federazione internazionale si era inventato una nuova regola per rallentare il gioco che, a suo dire, era diventato troppo veloce e con scambi troppo brevi per essere appetibili dalle tv. Il barbuto si era così inventato la palla da quarantadue millimetri!

    Non vi dico il giorno che Marco aprì la zip del fodero per infilarci una “quarantadue”.
    Lo spazio era stato progettato perché ci stessero comode 3 trentotto; ora dovevano dividerlo in tre, una più grande dell’altra… trentotto, quaranta e quarantadue.
    Da quel giorno Quaranta si fece più umile e taciturna, la spocchia era finita, ora anche lei era diventata un reperto come la “piccola”, e finì per stringere con lei una coalizione contro la “cicciona” da quarantadue, l’Usurpatrice delle Usurpatrici.

    Ma lo scherzo del destino era ancora in agguato.

    A Marco quelle novità non piacquero per nulla, già difficilmente si era adattato al passaggio alla pallina da quaranta e il set all'undici, e questo nuovo cambiamento in così pochi anni non lo trovava per nulla d’accordo. Marco non era nemmeno più giovanissimo e faticava più di prima ad adattarsi ai cambiamenti di gioco, tantopiù che ,allo stesso tempo, il barbuto aveva avuto l’idea di alzare di un centimetro la retina.

    Marco finì il campionato quella stagione e decise che avrebbe smesso di giocare.

    Ma nelle pause di quell’ultima di campionato, nella quale avevano raggiunto la salvezza in B2, Sergio gli parlò di un revival del gioco del passato: "Si chiama Hard Bat" disse "e sta prendendo piede".
    Sergio spiegò che l’Hard Bat si gioca con gomme dai puntini corti OX, cioè senza gommapiuma e….con la pallina da trentotto.
    A Sergio si illuminarono subito gli occhi. “Dai, ci stò” e programmarono seduta stante una gita in Germania per prendere parte ad un torneo internazionale di quella specialità che “lassù” spopolava.

    Era tornato il momento per la piccola “trentotto” di riveder le stelle e riprendere ad essere così insperabilmente e piacevolmente sbatacchiata da una parte all’altra del tavolo di gioco.
    Il rifugio era tornato così ad essere comodamente occupato da tre palline da trentotto e lei, la decana con impressa la fatidica data di un giorno d’aprile del millenovecentonovantasette, ogni tanto veniva orgogliosamente mostrata agli amici e rispettosamente utilizzata per qualche scambio preliminare.

    Quaranta fu messa a riposare nella Coppa vinta in quel torneo Terza del 2005, mentre Quarantadue
    finì nel cestino della palestra ad esalare l’ultimo afflato alla naftalina.
     
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